martedì 22 marzo 2016

Numero 2539 Il potere della guerra

Clemente Rèbora (da Le poesie 1913-1957, a cura di Vanni Scheiwiller, All’insegna del pesce d’oro 
1961)
Voce di vedetta morta
C’è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorante
sul lezzo dell’aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
affar di chi può, e del fango.
Però se ritorni, 
tu, uomo, di guerra
a chi ignora non dire;
non dire la cosa, ove l’uomo
e la vita s’intendono ancora.
Ma afferra la donna 
una notte, dopo un gorgo di baci,
se tornare potrai;
soffiale che nulla del mondo
redimerà ciò che è perso
di noi, i putrefatti di qui;
stringile il cuore a strozzarla:
e se t’ama, lo capirai nella vita
più tardi, o giammai.




Il potere ha da sempre usato la GUERRA sia per affermarsi che per estendersi e ha chiamato intellettuali ed artisti per giustificarla, celebrarla e anche renderla più violenta. 


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