C'è da restarci di stucco! Ma come? Tutto sto casino nasce dalla truffa perpetrata dalle banche nella concessione di credito facile a noi, poveri allocchi, e adesso, mentre ci stanno rapinando con quattro soldi imponendoci la restituzione di tutto cio' che ci hanno " generosamente " elargito fino a qualche mese fa, seducendoci con immonde lusinghe...tutti stanno strepitando che dalla crisi usciremo migliori perché avremo reso virtuoso il sistema economico e finanziario... e questi quattro incompetenti danno soldi proprio a loro, proprio alle banche, per indurci a ricorrere di nuovo al credito e alla spesa facile, pronti a rapinarci nel prossimo giro...Non caschiamo di nuovo nel tranello...ripensiamo ad un altro stile di vita...scambiamoci doni e affetto e vaffanculo la finanza con tutti i suoi finanzieri...

Interrogazione al ministro Bondi: "Il premier chiede di trasferirle dal museo delle Terme di Diocleziano a palazzo Chigi. Sono di alto valore artistico, andrebbero nei suoi spazi privati"



LA RABBIA
di Carlo Squillante
La nostra è rabbia antica,
lancia che non scagliamo,
inutile richiamo
a chi non ci vuol più
e va per strade perse
nel ventre di un paese
che più non bada a spese,
tanto non pagherà.
La nostra? Pur la rabbia
o prima o poi si squaglia
al sol di una battaglia
che non ha più un perché.
La rabbia? Non sai cosa
sia essa e quanto pesi.
Passano giorni, mesi
e resta un nonsocché
che sa di amaro secco
raspante nella bocca,
come una frase sciocca.
Domani? Si vedrà.

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Su un numero del 1900, in un articolo dal titolo “La tortura… in China”, Goliardo denunciava, parlando di violazione dei diritti umani nel paese asiatico, la violenza e l’azione repressiva delle forze dell’ordine di casa nostra. Dopo vari parallelismi tra metodi di vera e propria tortura (lo stringimano cinese e gli schiavettoni nostrani, le loro palle di piombo e gli italici sacchetti di sabbia per percuotere i detenuti), Goliardo sferra la stoccata finale e in chiusura di articolo stigmatizza (con tanto di commento grafico) la pratica inumana della pena di morte:
“[…] la China annovera, fra i suoi titoli di disonore, la pena capitale, che si esguisce nel modo più selvaggio col taglio della testa; strumento: la scimitarra.
Anche in questi casi estremi, l’Europa ha dato dei saggi di una civiltà assolutamente sconosciuta in Oriente, sostituendo l’orribile sciabola, con dei sistemi diversi e piacevolissimi: la corda, in Austria e in Inghilterra, la ghigliottina in Francia, e – in Italia – terra civile tra le civili – con un metodo ideato da un illustre filantropo – il professore De Pedis.
Tale metodo - che si riduce a un soavissimo volo del paziente, dall’alto di una ringhiera qualsiasi, è stato chiamato: Aneurisma di pubblica sicurezza.”
P.S. Avendo terminato di leggere, proprio in questi giorni, il recente libro di Adriano Sofri “La notte che Pinelli” (Ed. Sellerio), ho trovato la coincidenza a dir poco… inquietante.