martedì 4 novembre 2014

Numero 2192 Piume insanguinate

da MARILENA NARDI


Prima Guerra Mondiale.

Anche se segna la fine di un conflitto, non mi è mai sembrata una data felice. Sono stati talmente tanti i morti e grave il modo in cui sono stati spediti al massacro tanti giovani, che non riesco a pensare a quella che poteva essere la gioia per la fine del conflitto. Non so che farci. Penso Grande Guerra e mi rivedo i volti sfigurati dei soldati disegnati da George Grosz e Otto Dix. Mi ricordo i racconti di mio padre che a sua volta mi raccontava quelli di mio nonno. 
Tra i monti in cui sono nata, sono rimaste trincee, mulattiere e postazioni militari nei posti più freddi e impervi. E qui, dove vivo adesso, sulla linea del Piave, se qualcuno scava a fondo ancora può trovare baionette e resti di ordigni. A distanza di cent'anni.

Però tra tutti quelli tristi, c'è un bel ricordo si fa largo nella memoria, addolcendo la tristezza che questa data mi ha sempre trasmesso. Non c'entra nulla con la guerra...Avevo la metà degli anni che ho adesso e in un lontanissimo 4 novembre giravo per Vicenza accompagnando un musicista newyorchese che si trovava a tenere dei concerti in zona. Lo portavo a vedere il centro storico e la Rotonda del Palladio, in attesa che se ne ripartisse in treno. In quella mezza giornata mi ha raccontato del suo incontro con Jimi Hendrix, mi ha consigliato Maus di Spiegelman, abbiamo parlato di Madonna e di molte altre facezie, e per ricambiare la mia cortesia mi ha invitata a fargli visita a NY. 
Quando sono riuscita ad andarci, a NY, lui era in tour in Europa, ma non fa niente, qualcosa nella mia testa si era già messo in moto.




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