mercoledì 10 settembre 2014

Numero 2147 Un'altra frittata

da PARIDE PUGLIA

Se tu rottàmi me io rottàmo te



da l' ASINO
Rottamandus rottamandi




da don GIUSEPPE CESTONE

Fin da giovanissimo ho cercato di ispirare la mia vita al Vangelo. Tra le cose che più mi hanno stupito della vita di Gesù era la sua libertà di cuore. Quel Rabbì non indugiava a fare discorsi aulici con gli scribi e i dottori della legge. Nè tantomeno andava a braccetto con le persone per bene che all’epoca si chiamavano farisei. Quel Rabbì frequentava pubblicani (cioè pubblici peccatori, l’equivalente dei divorziati ai nostri giorni), prostitute e reietti. Li accettava per quello che erano e dimostrava loro amore. Quel Gesù li amava anche se erano truffatori o farabutti e sapeva bene che prima o poi lo avrebbero tradito. Gesù era disposto a dare la vita per quei poco di buono.
Mi sono sempre chiesto: se Gesù si fosse incarnato oggi, chi avrebbe frequentato? Dove lo avremmo trovato?
Mi piace pensare che Gesù oggi avrebbe preferito vivere alle periferie della nostra società “dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”. Penso che Gesù frequenterebbe tossici e barboni, anzi li andrebbe a cercare, andrebbe di notte sulla Palmiro Togliatti a cercare qualcuno da perdonare e da togliere dai guai. Sono certo che moltiplicherebbe il pane su un barcone alla deriva e trasformerebbe l’acqua in benzina per l’operaio cassaintegrato.
Quando ho visto il film Fuoristrada mi sono chiesto: cosa ne penserebbe Gesù?Ebbene io credo che Gesù avrebbe benedetto Beatrice/Pino e Marianna e si sarebbe fermato a casa loro per il pranzo. E molti farisei della nostra epoca si sarebbero scandalizzati.
Ecco perché ho deciso di benedire le loro fedi. Mi ha ispirato in questa scelta unicamente il Vangelo, nè bandiere arcobaleno, nè ideologie, nè moti rivoluzionari.
Mi auguro però che questa discussa scelta non si trasformi nello sterile simbolo di una lotta ideologica ma generi l’occasione per discutere serenamente su come imparare a conoscere e rispettare la diversità che compone la nostra società, sempre più globalizzata e dalle identità sfumate. Chi fomenta le strumentalizzazioni ideologiche, politiche e religiose intorno a questi temi, non sempre tiene conto che, oltre gli argomenti, ci sono delle persone in carne ed ossa che ogni giorno fanno l’esperienza dell’emarginazione.Sono convinto che l’amore tra uomo e donna sia l’immagine di Dio per eccellenza, perchè è un amore capace di generare vita. In tal senso la Chiesa lo riconosce come Sacramento (segno della Grazia di Dio).Ma per chi non si riconoscesse nè maschio nè femmina? Per chi a causa della sua natura o della sua storia si identificasse uomo in un corpo di donna oppure semplicemente attratto dalle persone uguali a lui/lei?Per questo genere o “gender”, come si dice adesso, Dio non può aver pensato ad una vita di solitudine! Lo dice il libro della Genesi “non è bene che l’uomo sia solo, gli farò un aiuto che gli sia simile” (Gn 2,18).Quelli che ai tempi di Gesù si chiamavano eunuchi facevano parte della comunità cristiana e stranamente, duemila anni fa, non creavano scandalo.Oggi però viviamo in una giungla di relazioni frammentate che si snodano tra spazi reali, socialmediali e virtuali. Questo orizzonte relazionale liquido, non solo minaccia la stabilità della famiglia, ma conduce l’uomo postmoderno ad aver dimenticato cosa significa amare. Tutti celebriamo il quotidiano culto dell’individuo senza più scandalizzarci delle guerre, della fame, dell’ingiustizia. Nella nostra epoca è difficile imparare ad amare, e quando l’amore germoglia nella vita di due persone, Dio rinnova la sua presenza nel mondo.
La storia di Beatrice/Pino e Marianna mi ha insegnato che il rispetto e la tolleranza sono la prima forma di amore per il prossimo, ma mi ha anche fatto capire che l’Amore di Dio non ha confini è capace di arrivare oltre i canoni e le forme convenzionali.
Giuseppe Cestone, sacerdote

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Federica


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Il prezzo della rottamazione