sabato 12 luglio 2008

IL RITORNO DEL PRINCIPE di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato

PER QUESTO FINE SETTIMANA VI LASCIO CON QUESTO BEL LIBRO EDITO DA CHIARELETTERE E CON LA PREMESSA DI UNO DEGLI AUTORI, SAVERIO LODATO. VI PARLERA' DELLA CRIMINALITA' DEI POTENTI IN ITALIA ED E' REDATTO IN FORMA DI INTERVISTA A UN VALOROSO  MAGISTRATO, UNO DI QUELLI IN PRIMA LINEA: ROBERTO SCARPINATO

Questo libro

di Saverio Lodato

Questo non vuole essere un libro sulla mafia. Non è un

libro sulle stragi. Non è un libro sulla corruzione. Semmai è

la spietata radiografia che mostra la faccia scura e nascosta,

la storia inconfessabile, di un Giano bifronte: lo Stato italiano.

Si sarebbe fatto ancora una volta il gioco del Principe

rinunciando finalmente a una visione panoramica, pur nei

limiti di un singolo libro, di mafia, stragi e corruzione,

messe finalmente tutte insieme. È proprio in questo intreccio

la chiave di volta per capire ciò che altrimenti resterebbe

incomprensibile, indecifrabile, inspiegabile. C’è un solo

filo da scoprire, se si vuole dipanare l’intera matassa.

Rivedo a ritroso i miei ultimi trent’anni, trascorsi a raccontare

per «l’Unità» quello che accadeva in Sicilia. Quante

volte, dietro i grandi fatti di cronaca che succedevano, ho

avvertito la presenza oscura di una mano forte che tirava le

redini. Quante volte ho avuto la sensazione che la parolina

«mafia», tanto usata e abusata, non potesse essere, da sola,

la combinazione esatta per scardinare il forziere dei segreti

e dei misteri. Quante volte le campagne dei veleni che infestavano

Palermo e la Sicilia mi davano la sensazione di

rimandare ad altro, alludere ad altro, sottintendere altre

spaventose verità.

E se fosse stato vero che il «mostro criminale» era crescarpinato3.

sciuto da solo, all’insaputa del Potere, come spiegare che la

lotta alla mafia, anche nell’ultimo trentennio, è stata un’ininterrotta

via crucis di polemiche e alti tradimenti, clamorose

omissioni e perniciosi ritardi, grandi cavalcate in

territorio nemico e brusche frenate, improvvise ritirate,

mentre la mafia, di contro, si caratterizzava, e si caratterizza

ancora, per la sua longevità quasi unica nell’intero

mondo dei poteri criminali?

Ma il giornalista, almeno in Italia, non è pagato per capire,

per ragionare sui misteri o sull’ignoto. Gli viene chiesto

di coprire la quotidianità. Di vedere solo ciò che appare. Di

assecondare la corrente. Di avere buon fiuto per indovinare

da che parte tira il vento. Ci sono voluti anni e anni perché

sui quotidiani nazionali, con pagine suddivise in base a criteri

apparentemente immacolati, le cronache sui potenti e

sui colletti bianchi finiti sotto processo o in manette fossero

trattate al pari della cronaca politica. Non si voleva vedere.

Si preferiva ignorare. Si esorcizzava il mostro della cui

esistenza, invece, tutti erano bene informati.

Il risultato è che all’opinione pubblica è stata scippata la

possibilità di capire, sottratto il diritto alla verità, negato

un fondamentale principio di democrazia. E si avvertiva

costantemente la presenza di un limite. Una sottile linea di

confine – non indicata dalle mappe ufficiali – che non

andava in alcun modo superata.

Noi non sappiamo se il libro che il lettore ora ha tra le

mani è riuscito a rispondere agli interrogativi che ci siamo

posti.

Sappiamo però che, nelle pagine che seguono, quella

sottile linea di confine è stata abbondantemente superata.

DURA LEX

STRONZATE

GHEDIN LADEN