

“Con questi ritmi nel 2050 i cantieri delle Grandi opere saranno ancora aperti. La previsione proviene da una fonte autorevole, anzi da una delle fonti più autorevoli in materia di costruzioni e infrastrutture, il Cresme, Centro di ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio. Nel 2009 l’istituto aveva calcolato che dopo quasi un decennio dall’avvio dell’operazione grandi infrastrutture prevista dalla legge Obiettivo varata nel 2001, l’avanzamento dei lavori era di appena il 10 per cento. Il rapporto 2010 che sarà consegnato tra qualche giorno alla Camera dei deputati registrerà un lieve incremento rispetto a quella cifra, ma il traguardo resta lontanissimo. Secondo i piani originari, invece, proprio nel 2010 tutti i lavori dovevano essere terminati. Un fiasco totale. (...) Dopo un decennio di false partenze ormai è chiaro: è proprio la legge Obiettivo che non aiuta, sono i suoi meccanismi, i suoi presupposti e il suo impianto che non favoriscono la realizzazione delle grandi infrastrutture. Anzi, la rallentano a causa di un sistema imperniato su pochi general contractor, i contraenti generali, le grandi imprese che ormai sono diventate padrone ed arbitre della situazione, come di recente ha sottolineato anche l’Autorità per le opere pubbliche. Da Impregilo ad Astaldi, sempre le stesse aziende, sempre così poche che bastano le dita di due mani per contarle. Stando così le cose Berlusconi rischia di passare alla storia italiana delle infrastrutture non come l’«Uomo del fare», ma come il «Grande rallentatore». (...)"

