giovedì 16 ottobre 2014

Numero 2180 Sogni a culi aperti

da PARIDE PUGLIA

...forse sognare anche!


"Quando ieri il presidente del Consiglio ha annunciato le misure per la legge di stabilità onestamente ho sentito che si realizzava quasi un nostro sogno": l'ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.




da l'ASINO

Costituiamoci 12a

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Il nostro racconto costituzionale continua. Siamo infatti arrivati alla stesura del primo articolo della Costituzione della famiglia Duvin, uscita dal rifugio antitutto in cui si era rifugiata trent'anni prima allo scoppio della Guerra Finale, quella che avrebbe distrutto tutta la civiltà ( si fa per dire ) costruita nei secoli precedenti. Come potete vedere la famiglia Duvin si è ritrovata nella stessa situazione in cui si erano trovati, millenni prima, i Padri Costituenti della Repubblica Italiana: rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro infatti scrissero, al primo articolo della loro Costituzione:

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e
nei limiti della Costituzione."
Questa è la versione della famiglia Duvin:

Costituiamoci 16




Oggi forse diremmo che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla bellezza, visto il po' po' di patrimonio artistico e paesaggistico che ci ritroviamo fra le mani, ma allora non era il caso di fare troppi sofismi... Vedremo nelle prossime pagine come se la sono cavata i Duvin. Intanto, e tanto per capirci meglio, facciamo il riassuntino delle puntate precedenti:

Boschi, pianure alberate, pascoli, mandrie, stormi di uccelli. Nessun segno di vita civile. Sì, forse nei profili dei monti o nella vastità delle pianure si potevano osservare irregolarità di difficile interpretazione, che ad un più attento esame, si potevano decifrare come rovine delle città distrutte dalla guerra  e ora completamente fagocitate dalla vegetazione selvatica, ma nel complesso la limpidezza delle acque dei fiumi e dei ruscelli, l' integrità del paesaggio, i profumi delle fioriture primaverili lasciavano supporre un mondo vergine. Un mondo da scoprire e da colonizzare. Un mondo nuovo assolutamente sconosciuto che si apriva davanti agli occhi esterrefatti della famiglia Duvin, scampata al Grande Disastro, la terrificante deflagrazione della civiltà mondiale causata dalle esigenze commerciali dei GUD -  Gruppi Umani Disassociati: padre, madre e due ragazzini, concepiti e vissuti fino ad allora nel Rifugio Antitutto . Dopo trent'anni trascorsi nel Rifugio dove si erano rinchiusi all'inizio del conflitto, avendo esaurito ogni risorsa, ma mossi anche dalla curiosità di vedere cosa era successo nel frattempo, avevano deciso di uscire allo scoperto  nella speranza di trovare qualcosa con cui rinnovare le loro scorte e magari, forse, ricominciare una nuova vita. Il rischio era enorme perché ogni forma di comunicazione si era interrotta una ventina di anni prima, quando la Grande Esplosione aveva fatto vibrare violentemente il rifugio, distruggendo quel poco di vitale che era rimasto sul pianeta. I boati erano cessati da diversi anni e l' ultima Grande Esplosione aveva accecato anche le quattro microcamere che fino a quel momento avevano loro consentito di seguire, seppure in modo molto parziale, gli eventi esterni. L' asse terrestre stesso si era spostato di diversi gradi violentato dallo scoppio dei cento milioni di megatoni dell' ultima bomba. I Duvin erano rimasti privi di qualsiasi altro strumento che potesse informarli sulla respirabilità dell'aria, sul livello di radioattività generale, sulla potabilità delle acque… 

I loro sguardi spaziarono su boscaglie e pianure erbose che si alternavano a colline ricoperte di boschi di alberi d'alto fusto. L'aria era tersa. Il cielo limpidissimo. Nessuna traccia delle infinite megalopoli irte di grattacieli spettacolari  che connotavano i profili dei paesaggi, occultandoli, al momento dello scoppio delle ostilità. Alla base di tutto c'era stata l' impossibilità del Pianeta esausto di fornire cibo sufficiente per i trenta miliardi di abitanti che nei secoli passati, dopo aver cementificato le aree coltivabili, prosciugato le sorgenti, resa inutilizzabile la poca acqua disponibile, trasformato gli oceani in puzzolenti paludi prive di vita, non avevano trovato altra soluzione che quella di aggredirsi l'un l'altro per depredarsi vicendevolmente delle poche risorse rimaste. Papà Duvin aspirò profondamente: l' aria fresca e profumata dell' inizio della primavera gli penetrò fino in fondo ai polmoni, rigenerandogli il sangue  e riportando nuova vitalità alle membra da troppo tempo indebolite dalla reclusione. Chiuse gli occhi. Mai gli era capitato di godere di tanta bellezza e di tanta purezza. Il mondo che lo aveva costretto a rinchiudersi nel rifugio era stato un mondo ostile, percorso da bande di predoni fuori controllo, da forze repressive alle dipendenze di governi corrotti e autoritari, incapaci di dominare le tensioni di società affamate, nelle quali i diritti di pochi sovrastavano le esigenze di popolazioni ormai senza speranza e senza prospettive. Quello che gli si parava davanti ora era un mondo vergine, pulito  e incontaminato come agli inizi dei tempi. 
Papà Duvin era sempre stato un grande ottimista e di fronte a quel mondo nuovo di zecca che si era trovato di fronte dopo trent'anni di vita nel Rifugio Antitutto  aveva stretto a sè la moglie e i due figlioletti e non aveva saputo dire altro che:
" Bè ragazzi…qui c'è solo da mettersi a lavorare. Tutti, nessuno escluso.


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