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Gli atei devoti. Una tragedia in due battute?

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Non era ancora morta, Eluana, che ancora si discuteva di questo caso. Tristissimo e che sarebbe dovuto rimanere privatissimo, senza lo sciacallaggio mediatico cui è stato soggetto. Ad un certo punto è uscita l’espressione “atei devoti”. Espressione, come tante altre in circolazione, che da sola giustificherebbe la scomparsa della nostra presunta “civiltà”. 

Parlando con un padre che ha visto morire sua figlia di vent’anni, ma che ne ha un’altra, più piccola, sopravvissuta e la moglie appena uscita dal coma, alla quale ha dovuto riferire la tremenda perdita, non si può fare tanta filosofia. Lui sa come può sentirsi il signor Englaro. E se ne sbatte degli atei devoti. Mi guarda con gli occhi appannati di lacrime; magari aggiungerebbe una sana bestemmia: monoteista.

Ma quando si devono sentire cicalare gli avvoltoi di porta in porta et similia, allora possiamo anche subire espressioni del tipo banca etica, commercio equo e solidale, benzina verde, cancri benigni (che sposano le braschi), la qualità (e l’aspettativa) di vita, l’energia pulita, le vacanze (e le bombe) intelligenti, la pubblicità progresso e altre simili assurdità. Del resto siamo arrivati al parto indolore e alla dolce morte. Ci sarà anche la trombata atarassica, l’alluvione asciutta, lo sterminio umanitario, l’incidente vitale, i nazisti di sinistra, i pedofili pediatrici e chi più ne ha ne metta. Quando anche il linguaggio diventa ossimoro doloso e ipocrita c’è poco da aspettarsi. 

Atei devoti mi ricorda, tra l’altro, una tragedia in due battute di Achille Campanile:

IL CREDENTE

Io sono un credente, signore, afflitto dal dubbio che Dio non esista.

L’ATEO

Io, peggio. Sono un ateo, signore, afflitto dal dubbio che Dio, invece, esista realmente. E’ terribile.

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