- Primo quesito: lei certamente ricorda che il 26 settembre 1968 la sua società - l'Edilnord Sas -
acquistò dal conte Bonzi l'intera area dove di lì a breve lei costruirà il quartiere di Milano2. Lei
pagò l'area circa 4.250 lire al metro quadrato, per un totale di oltre 3 miliardi. Questa somma, nel
1968 quando lei aveva appena 32 anni e nessun patrimonio familiare alle spalle, e' di enorme
portata. Oggi, tabelle Istat alla mano, equivarrebbe a 38 miliardi, 739 milioni e spiccioli. Dopo
l'acquisto - intendo dire nei mesi successivi - lei aprì un gigantesco cantiere edilizio, il cui costo
arriverà a sfiorare 500 milioni al giorno, che in circa 4-5 anni porterà all'edificazione di Milano2
così come e' oggi. Ecco la prima domanda: signor Berlusconi, a lei, quando aveva 32 anni, gli oltre
30 miliardi per comprare l'area, chi li diede? Inoltre: che garanzie offrì e a chi per ricevere tale
ingentissimo credito? In ultimo: il denaro per avviare e portare a conclusione il super-cantiere, chi
glielo fornì? Vede, se lei non chiarisce questi punti, si e' autorizzati a credere che le due misteriose
finanziarie svizzere amministrate dall'avvocato di Lugano Renzo Rezzonico "sue finanziatrici", così
come altre finanziarie elvetiche che entreranno in scena al suo fianco e che tra poco incontreremo,
sono paraventi dietro i quali si sono nascosti soggetti tutt'altro che raccomandabili. Sì, perché - mi
creda signor Berlusconi - nel 1998, oggi, se lei chiarisse una volta per tutte, con nomi e cognomi,
chi le prestò tale gigantesca fortuna facendo con questo crollare ogni genere di sospetto e
insinuazione sul suo conto, nessuno e dico nessuno si alzerebbe per criticarla sostenendo che lei
operò con capitali sfuggiti, per esempio, al fisco italiano e riparati in Svizzera, poi rientrati in Italia
grazie alla sua attività imprenditoriale. Sarei il primo ad applaudirla, signor Berlusconi, se la realtà
fosse questa. Se invece di denaro frutto di attività illecite, si trattò di risparmi onestamente
guadagnati e quindi sottratti dai rispettivi proprietari al fisco assassino italiota che grazie a lei
ridiventarono investimenti, lei sarebbe da osannare. Parli, signor Berlusconi, faccia i nomi e il
castello di accuse di riciclaggio cadrà di schianto.
- Secondo quesito: il 22 maggio 1974 - certamente lo ricorda, signor Berlusconi - la sua società
"Edilnord Centri Residenziali Sas" compì un aumento di capitale che così arrivò a 600 milioni (4,8
miliardi di oggi, fonte Istat). Il 22 luglio 1975 la medesima società eseguì un altro aumento di
capitale passando dai suddetti 600 milioni a 2 miliardi (14 miliardi di oggi, fonte Istat). Anche in
questo caso, vorrei sapere da dove e da chi sono arrivati queste forti somme di denaro in contanti.
- Terzo quesito: il 2 febbraio 1973 lei fondò un'altra società, la Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975
questa sua piccola impresa diventò una Spa con un aumento di capitale a 500 milioni. In seguito,
quei 500 milioni diventeranno 2 miliardi e lei farà in modo di emettere anche un prestito
obbligazionario per altri 2 miliardi. Signor Berlusconi, anche in questo caso le chiedo: il denaro in
contanti per queste forti operazioni finanziarie, chi glielo diede? Fuori i nomi.
- Quarto quesito: lei non può essersi scordato che il 15 settembre 1977 la sua società Edilnord
cedette alla neo-costituita "Milano2 Spa" tutto il costruito del nuovo quartiere residenziale nel
Comune di Segrate battezzato "Milano2" più alcune aree ancora da edificare di quell'immenso
terreno che lei comperò nel '68 per l'equivalente di più di 32 miliardi in contanti. Tuttavia quel 15
settembre di tanti anni fa, accadde un altro fatto: lei, signor Berlusconi, decise il contemporaneo
cambiamento di nome della società acquirente. Infatti l'impresa Milano2 Spa iniziò a chiamarsi così
proprio da quella data. Il giorno della sua fondazione a Roma, il 16 settembre 1974, la futura
Milano2 Spa - come lei senza dubbio rammenta - viceversa rispondeva al nome di Immobiliare San
Martino Spa, "forte" di un capitale di lire 1 (un) milione, il cui amministratore era Marcello
Dell'Utri. Lo stesso Dell'Utri che lei, signor Berlusconi, sostiene fosse a quell'epoca un <>. Sempre
il 15 settembre 1977, quel milione venne portato a 500 e la sede trasferita da Roma a Segrate. Il 19
luglio 1978, i 500 milioni diventeranno 2 miliardi di capitale sociale. Ecco, anche in questo caso,
vorrei sapere dove ha preso e chi le ha fornito tanto denaro contante e in base a quali garanzie.
- Quinto quesito: signor Berlusconi, il cuore del suo impero, la notissima Fininvest, certamente
ricorda che nacque in due tappe. Partiamo dalle seconda: l'8 giugno 1978 lei fondò a Roma la
"Finanziaria d'Investimento Srl" - in sigla Fininvest - dotandola di un capitale di 20 milioni e di un
amministratore che rispondeva al nome di Umberto Previti, padre del noto Cesare di questi tempi
grami (per lui). Il 30 giugno 1978 il capitale sociale di questa sua creatura venne portato a 50
milioni, il 7 dicembre 1978 a 18 miliardi, che al valore d'oggi sarebbero 81 miliardi, 167 milioni e
400 mila lire. In 6 mesi, quindi, lei passò dall'avere avuto in tasca 20 milioni per fondare la
Fininvest Srl a Roma, a 18 miliardi. Fra l'altro, come lei certamente ricorda, la società in questo
periodo non possedeva alcun dipendente. Nel luglio del 1979 la Fininvest Srl, con tutti quei soldi in
cassa, venne trasferita a Milano. Poco prima, il 26 gennaio 1979 era stata "fusa" con un'altra sua
società dall'identico nome, signor Berlusconi: la Fininvest Spa di Milano. Questa società fu la prima
delle due tappe fondamentali di cui dicevo poc'anzi alla base dell'edificazione del suo impero, e in
realtà di milanese aveva ben poco, come lei ben sa. Infatti la Fininvest Spa venne anch'essa fondata
a Roma il 21 marzo del 1975 come Srl, l'11 novembre dello stesso anno trasformata in Spa con 2
miliardi di capitale, e quindi trasferita nel capoluogo lombardo. Tutte operazioni, queste, che pensò,
decise e attuò proprio lei, signor Berlusconi. Dopo la fusione, ricorda?, il capitale sociale verrà
ulteriormente aumentato a 52 miliardi (al valore dell'epoca, equivalenti a più di 166 miliardi di oggi,
fonte Istat). Bene, fermiamoci qui. Signor Berlusconi, i 17 miliardi e 980 milioni di differenza della
Fininvest Srl di Roma (anno 1978) chi glieli fornì? Vorrei conoscere nomi e cognomi di questi suoi
munifici amici e anche il contenuto delle garanzie che lei, signor Berlusconi, offrì loro. Lo stesso
dicasi per l'aumento, di poco successivo, a 52 miliardi. Naturalmente le chiedo anche notizie
sull'origine dei fondi, altri 2 miliardi, della "gemella" Fininvest Spa di Milano che lei fondò nel
1975, anno pessimo per ciò che attiene al credito bancario e ancor peggio per i fondamentali
dell'economia del Paese.
- Sesto quesito: lei, signor Berlusconi, almeno una volta in passato tentò di chiarire il motivo
dell'esistenza delle 22 (ma c'e' chi scrive, come Giovanni Ruggeri, autore di "Berlusconi, gli affari
del Presidente" siano molte di più, addirittura 38) "Holding Italiane" che detengono tuttora il
capitale della Fininvest, esattamente l'elenco che inizia con Holding Italiana Prima e termina con
Holding Italiana Ventiduesima. Lei sostenne che la ragione di tale castello societario sta nell'aver
inventato un meccanismo per pagare meno tasse allo Stato. Così pure, signor Berlusconi, lei ha
dichiarato che l'inventore del marchingegno finanziario, che ripeto detiene - sono sue parole -
l'intero capitale del Gruppo, fu Umberto Previti e l'unico scopo per il quale l'invento' consisteva - e
consiste tutt'oggi - nell'aver abbattuto di una considerevole percentuale le tasse, ovvero il bottino del
rapinoso fisco italiota ai suoi danni, con un meccanismo assolutamente legale. Queste, mi corregga
se sbaglio, furono le ragioni che addusse a suo tempo, signor Berlusconi, per spiegare il motivo per
cui il capitale della Fininvest e' suddiviso così. E' una motivazione, però, che a molti appare quanto
meno curiosa, se raffrontata - ad esempio - con l'assetto patrimoniale di un altro big
dell'imprenditoria nazionale, Giovanni Agnelli, che viceversa ha optato da molti anni per una
trasparentissima società in accomandita per detenere e definire i propri beni e quote del Gruppo
Fiat. In sostanza lei, signor Berlusconi, più volte ha ribadito che "dietro" le 22 Holding c'e' soltanto
la sua persona e la sua famiglia. Non avrò mai più motivo di dubitare di questa sua affermazione
quando lei spiegherà con assoluta chiarezza le ragioni di una sua scelta a dir poco stupefacente.
Questa: c'e' un indirizzo - a Milano - che lei, signor Berlusconi conosce molto bene. Si tratta di via
Sant'Orsola 3, pieno centro cittadino. A questo indirizzo nel 1978 nacque una società fiduciaria -
ovvero dedita alla gestione di patrimoni altrui - denominata Par.Ma.Fid.A fondarla furono due
commercialisti, Roberto Massimo Filippa e Michela Patrizia Natalini. Detto questo, certo
rammenta, signor Berlusconi, che importanti quote di diverse delle suddette 22 Holding verranno da
lei intestate proprio alla Par. Ma.Fid. Esattamente il 10 % della Holding Italiana Seconda, Terza,
Quarta, Quinta, Ventunesima e Ventiduesima, più il 49% della Holding Italiana Prima, la quale - in
un perfetto gioco di scatole cinesi - a sua volta detiene il 100% del capitale della Holding Italiana
Sesta e Settima e il 51% della Holding Italiana Ventiduesima. Vede, signor Berlusconi, dovrebbe
chiarirmi per conto di chi la Par.Ma.Fid. gestirà questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perché
lei decise di affidare proprio a questa società tale immensa fortuna. Infatti lei - che e' un attento
lettore di giornali e ha a sua disposizione un ferratissimo nonché informatissimo staff di legali
civilisti e penalisti - non può non sapere che la Par.Ma.Fid. e' la medesima società fiduciaria che ha
gestito - esattamente nello stesso periodo - tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra
e grande riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono, Salvatore Enea,
Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss - di area corleonese e non - operanti
a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona. Quindi, signor
Berlusconi, a chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle quote delle Holding in mano alla
Par.Ma.Fid.? Per conto di chi la Par.Ma.Fid. incassava i dividendi e gestiva le quote in suo
possesso? Chi erano - mi passi il termine - i suoi "soci", signor Berlusconi, nascosti dietro lo
schermo anonimo della fiduciaria di via Sant'Orsola civico 3? Capisce che in assenza di una sua
precisa quanto chiarificatrice risposta che faccia apparire il volto - o i volti - di coloro che per anni
incasseranno fior di quattrini grazie alla Par.Ma.Fid., ovvero alle quote della Fininvest detenute
dalla Par.Ma.Fid. non si sa per conto di chi, sono autorizzato a pensare che costoro non fossero
estranei all'altro "giro" di clienti contemporaneamente gestiti da questa fiduciaria, clienti i cui nomi
rimandano direttamente ai vertici di Cosa Nostra.
- Settimo quesito: e' universalmente noto che lei, signor Berlusconi, come imprenditore e' "nato col
mattone" per poi approdare alla televisione. Proprio sull'edificazione del network tivù e' incentrato
questo punto. Lei, signor Berlusconi, certamente ricorda che sul finire del 1979 diede incarico ad
Adriano Galliani di girare l'Italia ad acquistare frequenze tivù. Lo scopo - del tutto evidente - fu
quello di costituire una rete di emittenti sotto il suo controllo, signor Berlusconi, in modo da poter
trasmettere programmi, ma soprattutto pubblicità, che così sarebbe stata "nazionale" e non più
locale. La differenza dal punto di vista dei fatturati pubblicitari, ovviamente, era enorme. Fu un
piano perfetto. Se non che, Adriano Galliani invece di buttarsi a capofitto nell'acquisto di emittenti
al Nord, iniziò dal Sud e precisamente dalla Sicilia, dove entrò in società con i fratelli Inzaranto di
Misilmeri (frazione di Palermo) nella loro Retesicilia Srl, che dal 13 novembre 1980 vedrà nel
proprio consiglio di amministrazione Galliani in persona a fianco di Antonio Inzaranto. Ora lei,
signor Berlusconi, da imprenditore avveduto qual e', non può non avere preso informazioni
all'epoca sui suoi nuovi soci palermitani, personaggi molto noti da quelle parti per ben altre
questioni, oltre la tivù. Infatti Giuseppe Inzaranto, fratello di Antonio nonché suo partner, e' marito
della nipote prediletta di Tommaso Buscetta. No, sia chiaro, non mi riferisco al "pentito Buscetta"
del 1984, ma al super boss che nel '79 e' ancora braccio destro di Pippo Calo' e amico intimo di
Stefano Bontate, il capo dei capi della mafia siciliana. Quindi, signor Berlusconi, perché entrò in
affari - tramite Adriano Galliani - con gente di questa risma? C'e' da notare, oltre tutto, che i fratelli
Inzaranto sono di Misilmeri. Le dice niente, signor Berlusconi, questo nome? Guardi che glielo sto
chiedendo con grande serietà. Infatti proprio di Misilmeri sono originari i soci siciliani della nobile
famiglia Rasini che assieme alla famiglia Azzaretto - nativa di Misilmeri, appunto - fondò nel 1955
la banca di Piazza Mercanti, la Banca Rasini. Giuseppe Azzaretto e suo figlio, Dario Azzaretto,
sono persone delle quali lei, signor Berlusconi, con ogni probabilità sentiva parlare addirittura in
casa da suo padre. Gli Azzaretto erano - con i Rasini - i diretti superiori di suo padre Luigi, signor
Berlusconi. Gli Azzaretto di Misilmeri davano ordini a suo padre, signor Berlusconi, che per molti
anni fu loro procuratore, il primo procuratore della Banca Rasini. Certo non le vengo a chiedere con
quali capitali - e di chi - Giuseppe Azzaretto riuscì ad affiancarsi nel 1955 ai potenti Rasini di
Milano, tenuto conto che Misilmeri e' tutt'oggi una tragica periferia della peggiore Palermo, però
che a lei Misilmeri possa risultare del tutto sconosciuta, mi appare inverosimile. Ora le ripeto la
domanda: si informò sulla "serietà" e la "moralità" dei nuovi soci - il clan Inzaranto - quando tra il
1979 e l'80 diverranno parte fondamentale della sua rete tivù nazionale?
- Ottavo quesito: certo a lei, signor Berlusconi, il nome della società Immobiliare Romana Paltano
non può risultare sconosciuto. E' impossibile non ricordi che nel 1974 la suddetta, 12 milioni di
capitale, finì sotto il suo controllo amministrata da Marcello Dell'Utri, perchè proprio sui terreni di
questa società lei darà corso all'iniziativa edilizia denominata Milano3. Così pure ricorderà che nel
1976 l'esiguo capitale di 12 milioni aumenterà a 500, e che il 12 maggio del 1977 salirà
ulteriormente a 1 (un) miliardo, e che cambierà anche la sua denominazione in Cantieri Riuniti
Milanesi Spa. Come al solito, vengo subito al dunque: anche in questo ennesimo caso, chi le fornì,
signor Berlusconi, questi forti capitali per aumentare la portata finanziaria di quella che era una
modestissima impresa del valore di soli 12 milioni quando la acquistò?
- Nono quesito: lei, signor Berlusconi, certamente rammenta che il 4 maggio 1977 a Roma fondò
l'Immobiliare Idra col capitale di 1 (un) milione. Questa società, che oggi possiede beni immobili
pregiatissimi in Sardegna, l'anno successivo - era il 1978 - aumentò il proprio capitale a 900
milioni. Signor Berlusconi, da dove arrivarono gli 899 milioni (4 miliardi e 45 milioni d'oggi, fonte
Istat) che fecero la differenza?
- Decimo quesito: signor Berlusconi, in più occasioni lei ha usato per mettere in porto affari di vario
genere - l'acquisto dell'attaccante Lentini dal Torino Calcio, ad esempio - la finanziaria di Chiasso
denominata Fimo. Anche in questo caso, come nel precedente riferito alla Par.Ma. Fid., lei ha scelto
una società fiduciaria - questa volta domiciliata in Svizzera - al cui riguardo le cronache giudiziarie
si erano largamente espresse. Tenuto conto della potenza dello staff informativo che la circonda,
signor Berlusconi, mi appare del tutto inverosimile che lei non abbia saputo, circa la Fimo di
Chiasso, che e' stata per lungo tempo il canale privilegiato di riciclaggio usato da Giuseppe Lottusi,
arrestato il 15 novembre del 1991 mentre "esportava" forti capitali della temibile cosca palermitana
dei Madonia. Così pure non le sarà sfuggito che Lottusi venne condannato a 20 anni di reclusione
per quei reati. Tuttora e' in carcere a scontare la pena. Ebbene, signor Berlusconi, se quel gangster
finì in galera il 15 novembre del '91, nella primavera del 1992 - cioè pochi mesi dopo quel fatto che
campeggiò con dovizia di particolari, anche circa la Fimo, sulle prime pagine di tutti i giornali - il
suo Milan "pagò" una forte somma "in nero" - estero su estero - per la cessione di Gianluigi Lentini,
e usò per la transazione proprio la screditatissima Fimo, fiduciaria di narcotrafficanti internazionali.
Perché, signor Berlusconi?
Ecco, queste sono le domande. Risponda, signor Berlusconi. Presto. Come ha visto, di "pentiti" veri
o presunti non c'è traccia negli 10 quesiti. Semmai c'è il profumo di centinaia di miliardi che tra il
1968 e il 1979 finirono nelle sue mani, signor Berlusconi. E tuttora non si sa da dove arrivarono.
Poiché c'è chi l'accusa che quell'oceano di quattrini provenne dalle casse di Cosa Nostra e sta
indagando proprio su questo, prego, schianti ogni possibile infamia dicendo semplicemente la
verità. Punto per punto, nome per nome. È un'occasione d'oro per farla finita una volta per tutte.
Sappia che d'ora in poi il silenzio non le è più consentito né come imprenditore, né come politico,
né come uomo.
A: "Hai visto? è tornato!"
B: "Chi?"
A: "Lui"
B: "Il duce?!"
A: "Ma nooo, cosa capisci?...Lui!"
B: "..."
A. "Uffa, sei tardo!...lui di noi"
B: "Noi? Noi chi?"
A: "Noi noi"
B: "Ah noi...ma allora intendi il Walter?"
A: "No, parlavo della Vispa Teresa, ma certo che intendo il Walter!"
B: "Ma non era tornato in Africa?"
A: "Vedi che fai sempre confusione: lì ci doveva andare quando ha smesso di
fare il sindaco di Roma..."
B: "...però non c'è andato..."
A: "...no..."
B: "...e perchè?"
A: "E bravo! E secondo te ci mollava in braghe di tela a fronteggiare da
soli i mali del paese?...l'ha fatto per noi"
B: "Noi noi?"
A: "Noi tutti...gli italiani insomma"
B: "E già, ora ricordo, quante belle cose ha fatto per noi...la nascita del
PD, il governo ombra...però poi l'hanno segato"
A: "Infatti, ecco perché si è messo a scrivere"
B: "Scrive? E cosa scrive?"
A: "Romanzi"
B: "Come Faletti?"
A: "Come Faletti"
B: "Ah però!....e dimmi, la copertina è oro o argento?"
A: "E no caro mio, tutta un'altra classe, copertina bianco e nero con un
tocco di rosso"
B: "Ah meno male, cominciavo a pensare che il nostro colore fosse diventato
il verde, festa democratica: manifesto verde...You Dem: studio verde...che
poi sarebbe già il colore dei leghisti, un domani magari ti chiedono anche
qualcosa per i diritti d'autore.
Sssenti...ma il titolo?"
A: "Noi"
B: "..."
A: "Bello vero? Che ne dici?"
B: "...bello...d'effetto...sissi...maaa...noi nel senso di noi noi?
A: "Ma noooo, noi tutti...gli italiani insomma...ti spiego, il Walter dice
che "io" è troppo autoreferenziale e individuale..."
B: "...e beh..."
A: "..e che insieme all'io ci siamo noi..."
B: "...non fa una piega..."
A: "...e che l'esistenza si sfarina senza gli altri..."
B: "E no, scusa, hai tirato in ballo loro"
A: "Come scusa?"
B: "Si, insomma ci sono io e ci sei tu, poi ci siamo noi...ma loro, gli
altri, cosa c'entrano?"
A. "Ma loro siamo noi"
B: "Senti...non è che a scuola andassi benissimo, ma questa me la ricordo
bene, ci sono: io, tu, egli, noi, voi...oh caspita! c'è anche il voi..."
A: "Guarda che il voi non c'entra"
B: "Però si usava quando c'era Lui"
A: "Insomma basta, Veltroni è tornato e ha scritto un romanzo che parla
dell'Italia, punto!"
B: "Eccheccavolo! Bastava dirlo subito no? Con tutti quei io, noi, voi, loro
mi hai messo una confusione che guarda...mi sembrava di ascoltare un comizio
di Franceschini...vabbè...e tu l'hai comprato questo capolavoro della
letteratura contemporanea?"
"Beh...no...magari...pensavo.. sai al momento io non posso fare grandi
spese, ma se tu avessi qualche euro dietro noi si poteva fare un salto in
libreria e comprarlo...che ne dici?"
"Dico che adesso il senso del titolo mi è perfettamente chiaro."
MONNEZZA
Zacc – hai sentito cosa pensano di Feltri?
Bèlina – spazzatura maleodorante