CINQUE BAMBINE di Christian Rizzi
5 bambine son morte sepolte
dalla lor casa del campo a jabaliya
4 8 12 14 17 anni tenevan in corpo
la colpa di viver vicino a un inferno
camuffato da stato moderno
inventato nel secolo scorso
da un inglese ed ebreo protestante
riunitosi in seno al suo clero zelante
va avanti a distrugger di passo costante
ogni anno ogni anno vicino a natale
festeggiano sempre un new funerale
di poveri cristi legati alla croce
di essere nati nel posto più atroce
da quando qualcuno potente ha deciso
che sulla sabbia ci metterà il riso
olive patate pompelmi ed arance
portandosi l'acqua dal suo continente
desalinandosi l'acqua restante
c'è sempre qualcuno con aria festante
in quella israele dai figli drogati
di fede fasulla vicino al petrolio
che restano fermi alle loro trovate
decisi a tenersi quel poco di terra
ancora più fertile dopo ogni guerra
SUBITO AL LAVORO di GOG
Riprendendo il filo del discorso iniziato ieri: il premier non intende perdere tempo. Già gli prudono le mani e attende con ansia la ripresa dei lavori parlamentari per affrontare subito la questione più urgente: la crisi economica? Neanche per idea. L’emergenza è la riforma della giustizia (con particolare riguardo alla odiosa questione delle intercettazioni telefoniche, specie quelle un po’ pecorecce che lo riguardano). Bossi lo ha subito stoppato e con la consueta diplomazia e gli ha suggerito di non dire pirlate perchè la priorità ce l’ha il federalismo. Il federalismo insieme con la giustizia, ha chiosato il premier. A questo punto anche Calderoli, da molti considerato erroneamente un cicciobello-bamboccione, ha sfoderato quella sua tipica rudezza, in genere riservata a Marocchini e Rumeni, per sottolineare che in tempo di crisi bisogna limitare le menate al minimo. E persino il super-ministro super-macho Ignazio La Russa, accompagnato da un battaglione di Lancieri di Montebello, è intervenuto per suggerire di non forzare la mano, specie trattandosi di mano-morta. E il ministro Alfano? Che fa il ministro Alfano? Dopo essersi impegnato in un gravoso corso accelerato per imparare a farsi il nodo della cravatta, ha convocato una conferenza stampa e - sfoderando le sue qualità migliori che sono nell’ordine: piglio deciso, occhio da triglia e sorriso da piacione anni ’80 – ha fatto un figurone affermando che ha ragione “Il Capo”, occorre procedere velocemente alla riforma della giustizia tanto più che hanno già una bozza praticamente definitiva messa a punto da un team composto dallo stesso premier, dall’immancabile Apicella e da un noto intrattenitore radiotelevisivo, tal Licio Gelli, che voci di corridoio indicano come il successore di Bruno Vespa. Vedremo!
SALVE PIPOL di Ugo Furlan
buon solstizio d'inverno a tutti,
vi mando le ultimissime dal 2008 con la speranza che vi troviate
in una situazione ottimisticamente consumistica.
Non vorrete mica far piangere il nostro povero Presidente, vero?
State attenti perché per un nonnulla è capace di piantarci in asso e andare chissà dove.
Via dall'Italia ingrata che non lo vuole come monarca, lo trascina in tribunale, lo spia al telefono,
non gli dà l'opposizione che vuole e lo approva solo al 72%...
Via.
Lontano da noi.
... e se chiedessimo al nuovo anno di esaudire questo piccolissimo desiderio?
Ci resterebbe Veltroni, il decisionista.
Yes, we can.
Porcocan.
Aspettate prima di chiedere desideri al nuovo anno.
A presto
Quasi come una eco al mio ultimo intervento (Segnali di speranza) troviamo sul “La Repubblica” di ieri (29/12) l’intervista al grande filosofo-sociologo francese Edgard Morin il quale induce a riflettere sulla straordinaria occasione che, a seguito della crisi economico-finanziaria mondiale, ci viene offerta per liberarsi dal “pensiero unico”. Nella sostanza egli ritiene che questa congiuntura, per certi versi catastrofica, può farci intravedere la possibilità di una metamorfosi “di cui la nostra civiltà ha bisogno oggi più che mai”. Abbiamo l’opportunità di “ripensare la nostra civiltà prima che sia troppo tardi”. Fautore di un approccio interdisciplinare alle emergenze della terra, Morin auspica il “ritorno dell’etica” come formula reale per regolare le interconnessioni tra gli Stati e tra gli individui. Insomma “stiamo combattendo la battaglia più difficile: quella per la sopravvivenza dell’umanità”. In definitiva Morin è un inguaribile ottimista che ci fa intravedere la possibilità di una straordinaria rivoluzione dei valori dopo la fine delle ideologie. Inutile dire che tutti noi de L’ASINO sottoscriviamo completamente questo approccio ottimistico. Inutile dire che ci sembra cosa molto diversa dall’ottimismo del nostro caro premier il quale ha dichiarato che non vede l’ora di rimettersi al lavoro perchè si sente un diciottenne. Buon per lui. Però qualcuno gli ricordi quello che Shakespeare fa dire al suo Re Lear: “guai all’uomo che diventa vecchio prima di essere diventato saggio”. Il nostro premier di anni ne ha settantatre, non diciotto.
VACANZE DI NATALE di Paride Puglia