lunedì 28 luglio 2008

QUESTIONE DI FIRMA O DI SOSTANZA?


Caro Giannini, leggo e rileggo il Suo articolo “ l’ultimo insulto a Napolitano”. Non escludo che nella forma Lei abbia  ragione ma dal punto di vista del cittadino le Sue tesi mi terrorizzano: una cosa è giusta - Lei dice - se rispetta le procedure e la ribellione ad essa è considerata impropria quando non addirittura criminale. Ho sempre avuto una grande stima nei Suoi confronti ma questa proprio non gliela posso lasciar passare! Veniamo ai fatti: Lei  sostiene che è improprio e lascia addirittura trapelare che sia criminoso, accusare Napolitano di non essersi opposto ai criminali - quelli sì criminali - progetti immunitari della Banda Berlusconi. Non sta al Presidente della Repubblica giudicare se un provvedimento è o non è costituzionale. Spetta alla Consulta. La Consulta non ci ha trovato nulla di incostituzionale e pertanto il Presidente era tenuto a sottoscrivere la legge che gli era stata presentata. Già: ma se la Consulta sbaglia? Chi ha l’ autorità di correggerla? Veniamo di nuovo al dunque: il cittadino, questo minuscolo e insignificante essere, questo inadeguato dettaglio della società, proprio perché insignificante e inadeguato, ama, nella sua modestia, le cose semplici e chiare. Ora: cosa c’è di più semplice e chiaro dell’  articolo 3 della nostra Costituzione là dove afferma che ” tutti i cittadini sono uguali di fronte alla Legge? ....” Più semplice e più chiaro di così! Nessun fronzolo da azzeccagarbugli, nessuna possibilità di chiosa. I cittadini sono tutti, TUTTI, uguali di fronte alla Legge! Non c’è scritto da nessuna parte che quattro cittadini sono autorizzati a delinquere senza subirne le conseguenze. Questo, ne sono certo, il Presidente della Repubblica, lo sa perfettamente come lo so io, perché è semplice, chiaro ed elementare. Allora come cittadino, doveva rifiutarsi di avallare un così macroscopico attentato alla legalità. Come cittadino, non come Presidente della Repubblica. E se il comico, il satiro, il tribuno insorgono, ciascuno con i propri mezzi per ricordargli i suoi doveri di cittadino il Presidente non subisce un insulto, ma un invito - senza i se e senza i ma veltroniani -  ad affrontare i mascalzoni che lo circondano e a rispedirne le malefatte al mittente. Con immutata considerazione RO MARCENARO  che La invita a seguirlo su www.asinaro.it