giovedì 17 luglio 2008

LETTURE PERICOLOSE a cura di GOG


Lei sa, dottore” disse “ho molto pensato alla vostra organizzazione. Se non sono con voi, ho i miei buoni motivi. Per il resto, credo che saprei ancora pagare di persona: ho fatto la guerra di Spagna”.

“Da che parte?” domandò Tarrou.

"Dalla parte dei vinti. Ma poi, ho un po' riflettuto".

"A che?" fece Tarrou.

"Al coraggio. Ora so che l'uomo è capace di grandi azioni; ma se non è capace d'un grande sentimento, non m'interessa".

"Si ha l'impressione che sia capace di tutto", disse Tarrou.

"Ma no, è incapace di soffrire o di essere felice a lungo. Non è quindi capace di nulla che valga".

 Li guardava, e poi:

"Vediamo, Tarrou, lei è capace di morire per un amore? "

"Non so, ma mi sembra di no, adesso".

"Ecco: lei è capace di morire per un'idea, è visibile a occhio nudo. Ebbene, io ne ho abbastanza delle persone che muoiono per un'idea. Non credo all'eroismo, so che è facile e ho imparato ch'era omicida. Quello che m'ìnteressa è che si viva e che si muoia di quello che si ama” .

Rieux aveva ascoltato il giornalista con attenzione. Senza cessare di guardarlo, gli disse piano:

"L'uomo non è un'idea, Rambert".

 L'altro saltava dal letto, col viso infiammato dalla passione.

"È un'idea, e un'idea corta, dal momento in cui ci

distoglie dall'amore. E appunto noi non siamo più capaci d'amore. Rassegniamoci, dottore: aspettiamo di diventarlo e se veramente non è possibile, aspettiamo la liberazione generale  senza giocare agli eroi.  Io, non vado più in là".

Rieux si alzò con aria d'improvvisa stanchezza.

"Lei ha ragione, Rambert, ha proprio ragione, e per nulla al mondo io la vorrei distogliere da quello che sta per fare, che mi sembra giusto e buono. Ma bisogna tuttavia che le dica:  qui, non si tratta d'eroismo, si tratta d'onestà. 

È un'idea che può far ridere,  ma la sola maniera di lottare contro la peste è l’onestà" ...............................................................................................................................


Da LA PESTE di Albert Camus