domenica 18 maggio 2008

RIFLESSIONE SULLA SICUREZZA a cura di Fabio Norcini



La sicurezza è un bisogno essenziale dell’anima. Sicurezza vuol dire che l’anima non si trovi sotto il peso della paura o del terrore, tranne che per un concorso di circostanze accidentali e per rari e brevi momenti. La paura o il terrore, come durevoli stati d’animo, sono veleni quasi mortali, siano essi provocati dalla possibilità di rimanere disoccupati, o dalla repressione della polizia, o dalla presenza di un invasore straniero, o dall’attesa di una probabile invasione, o da qualsiasi altra sventura che paia superare le forze umane.

   I signori romani esponevano una sferza nei loro vestiboli perché fosse scorta dagli schiavi, sapendo che quella vista portava le anime ad una condizione di semimorte, indispensabile alla schiavitù. E inversamente, secondo gli egiziani, il giusto deve poter dire dopo la morte: «Non ho fatto paura a nessuno».

   Anche se la paura continua è appena una condizione latente, sì che solo di rado venga sentita come sofferenza, è pur sempre una malattia. E’ una emiplegia dell’anima.


Simone Weil “La prima radice”, prima edizione a cura di Albert Camus, Parigi, Gallimard, 1949. trad. Franco Fortini, SE, Milano, 1990, p.39